L’abbronzatura, fino a poco tempo prima riservata solo ai privilegiati, diventa un lusso più accessibile.
Sinonimo di ozio, di piacere e di oblio del grigiore quotidiano, è agli inizi di una lunga carriera.
C’è un prodotto che accompagna il processo di democratizzazione della tintarella: l’Ambra Solare, lanciata da Eugène Schueller (L’Oréal).
Nascono i primi occhiali da sole, l’idea viene a un luogotenente americano, Mac Cready, che attraversa l’Oceano in mongolfiera alla fine degli anni 20.
Per meglio sopportare riverbero, vento e foschia, chiede che siano studiati occhiali appositi.
Dalle ricerche condotte da Bausch e Lomb per i piloti dell’aviazione nasce la prima lente verde, che filtra i raggi ultravioletti rispettando i colori.
E’ la marca Ray Ban che si incarica nel 1937 di produrre le nuove lenti per il pubblico americano.
Nei film hollywoodiani si cominciano a vedere le prime montature da donna.
La Ray Ban Myth e la Ray Ban Sun Gay, piuttosto pesanti e con lenti molto scure, accrescono il mistero dello sguardo caro alle star nascenti.
La partita della bellezza si gioca ormai tra Parigi e New York.
Se Parigi resta un simbolo di raffinatezza, prestigio e avanguardia, New York sta cominciando a strapparle lo scettro di capitale delle mode, imponendo un ideale di seduzione molto moderno grazie alle dive del cinema.
Quando Black, Star & Frost lanciano il portacipria oro con fermaglio in diamanti,
Van Cleef & Arpels creano una pochette da sera che racchiude portacipria, specchio, rossetto e portasigarette.
Al tempo stesso accessori e gioielli, sono simboli con molte valenze: innanzitutto indicano un’infatuazione senza precedenti per i prodotti di bellezza, che hanno acquisito rango e pieno diritto di cittadinanza.
Ormai ci si trucca senza complessi anche in pubblico. I saloni di bellezza si moltiplicano. Basandosi su una solida immagine di lusso e serietà,
Helena Rubinstein ed Elizabeth Arden dominano il settore dei prodotti di trattamento.
Fra i cosmetici più venduti del decennio negli Stati Uniti figurano due rossetti di Arden e una trousse in argento di Rubinstein contenente fard, cipria e una gamma di ombretti.
Cambia anche il modo di concepire creme e trucchi.
circa 1935: Beauty expert Helena Rubinstein illustrating the shape of the basic lines on the face so that make-up can be applied to flatter individual contours. (Photo by Orlando /Three Lions/Getty Images) Elizabeth Arden
Lo sguardo, star assoluta del volto anni ’30, è oggetto di tutte le cure possibili, messo in evidenza dalle dimensioni ridottissime dei cappelli che lo vogliono scoperto.
Il make up quindi richiede la massima attenzione, a cominciare dalle sopracciglia da depilare, ridefinire o disegnare con la matita.
La tavolozza dei prodotti a disposizione si arricchisce con gli ombretti in polvere in tutte le sfumature, dai marroni ai grigi, fino al nero, tassativo per la sera.
I primi ombretti in crema in vasetto o in stick si stendono con il dito, sino all’arcata sopraccigliare, sfumandoli sulla piega della palpebra superiore per rendere lo sguardo malinconico.
Le ciglia vengono incurvate con il ferro e rivestite di mascara, che ora esiste in versione liquida e colorata, blu o verde, anche se la nuance preferita rimane il bruno, con un tocco di nero sulle punte.
Per un effetto fatale assicurato basta imitare la Dietrich o la Garbo portando lunghe ciglia finte, tenendo le palpebre socchiuse e la testa leggermente reclinata all’indietro.
Marlene Dietrich Greta Garbo
Per evitare ogni eccesso giudicato volgare, il trucco della bocca deve essere discreto.
Meglio dimenticare i rossetti porpora e bluastri, gli aranci e i rosa tenui donano a tutte un effetto naturale.
Per mettere in risalto il labbro superiore e dargli l’espressione sexy definita “puntura di vespa”, si raccomanda di stringerlo vigorosamente tra il pollice ed il medio un attimo prima del trucco.
Utilizzando poi i dischetti struccanti – i migliori sono di Pond’s – si riuscirà a eliminare ogni traccia di rossetto lasciando le labbra di seta.
Ma la grande novità è indiscutibilmente il Pan Cake di Max Factor.
Concepito per Hollywood, il primo fondotinta incontrerà un successo eccezionale, grazie alla proprietà di uniformare il colorito.
Dopo aver opacizzato il viso, tamponandolo con la cipria, si è pronte per il gran finale: un’ombra di fard beige o rosa mattone, da sfumare a triangolo, dalla guancia alla tempia per scavare lo zigomo e dare al viso un’intensità drammatica.
Hollywood’s cosmetics expert Max Factor (1904 – 1996) instructs English actress Dorothy Mackaill (1903 – 1990) in the art of applying her make up. (Photo by Margaret Chute/Getty Images) circa 1930: Make-up expert Max Factor (1904 – 1996) demonstrates the technique of applying eyeshadow, using actress Josephine Dunn (1906 – 1983) as his subject. (Photo by Clarence Sinclair Bull/Margaret Chute/Getty Images) Max Factor (1877-1938), Polish businessman and founder of cosmetics company, Max Factor, demonstrates the technique of applying lipstick on a woman who sits in a chair as a second woman looks on watching, circa 1930. (Photo by Margaret Chute/Hulton Archive/Getty Images)
testo di Nathalie Chahine, tratto da “La Bellezza” Immagine e stile ed.LOGOS