Sull’ Europa cala un’ombra minacciosa.
A Parigi e Londra si riciclano i vecchi vestiti, gli abiti si accorciano, si creano spacchi nelle gonne per renderle adatte alla bicicletta, si stringono i cappotti.
Il cuoio per le calzature scarseggia così solette, rialzi e tacchi vengono realizzati in legno compensato.
Mancano le calze: le donne escono a gambe nude.
Per far finta di averle, tingono le gambe con cicoria, thè o mallo di noce, disegnando con estrema cura la riga dietro con la matita marrone.
In Francia si adopera persino l’Ambra Solare e oltreoceano il mitico prodotto inventato da Elizabeth Arden, il Fin 200, una lozione che dà l’impressione di una calza, non macchia gli abiti ed è resistente all’acqua.
L’acqua corrente non è più una rarità e le donne di condizione più agiata dispongono anche di una stanza da bagno.
E’ il momento della rivoluzione dello shampoo: dal procedimento di raffinazione del petrolio l’industria cosmetica è riuscita ad estrarre sottoprodotti innocui per i capelli.
In Francia la marca più usata è il Dop: il primo shampoo di largo consumo senza sapone viene lanciato da Eugéne Schuller che invita all’igiene ricorrendo alla comunicazione di massa.
Il Dop sarà per trent’anni il prodotto preferito delle famiglie d’oltralpe.
In Inghilterra saranno le linee da bagno di Yardley ad entrare in tutti i focolai domestici.
I deodoranti in versione spray e eau de toilette sono usati soprattutto in America e bisognerà aspettare la fine della guerra perché diventino un’abitudine anche in Europa.
La bellezza, sinonimo di salute, è innalzata a dovere nazionale.
In tutta Europa le donne si ingegnano per far fronte all’emergenza.
Mancano il latte detergente e la crema da giorno? Burro, latte, margarina e qualunque tipo di sostanza grassa presente in cucina servirà allo scopo.
Per eliminare l’eccesso di prodotto non si trova più cotone: andrà bene anche una velina o carta assorbente.
Per rimediare alla scarsezza, le riviste illustrate consigliano qualche stratagemma decisamente economico: spalmare il viso di lardo, prendere un coltello da pane o da frutta e passarlo sulla faccia come la lama di un rasoio.
In Inghilterra il grasso per gli stivali fa le veci del mascara, il carbone sostituisce l’ombretto, la cera da scarpe la tintura per sopracciglia e i petali di rosa, imbevuti di alcool, producono un blush liquido degno dell’epoca vittoriana.
Solo la cipria non manca.
Con Parigi isolata, si afferma New York.
Le materie prime necessarie alla produzione di profumi e cosmetici cominciano a scarseggiare, la plastica e la carta hanno sostituito il metallo delle scatole di cipria e dei tubetti per i rossetti. .
Nel 1941, secondo il New York Times, negli Stati Uniti si spendono venti milioni di dollari in rossetti, cifra in costante aumento nel corso di tutta la guerra.
Non c’era una sola infermiera nella Marina che svolgesse le sue mansioni senza rossetto, che diventa allora il cosmetico più usato.
Fabbrica dei sogni, lo star system hollywoodiano entra nel suo periodo d’oro.
Si incoraggia l’attività cinematografica per dare morale alle truppe ed alla popolazione.
Le star interpretano personaggi forti, affrontano i temi della guerra, del coraggio, dell’abnegazione sullo sfondo di storie romantiche e avventurose.
In You’re in the Army Now, Jane Wyman darà al fidanzato arruolato uno dei più lunghi baci della storia del cinema.
Fermamente antinazista, Marlene Dietrich si reca a visitare i soldati al fronte ed organizza spettacoli per loro.
Coinvolto nell’operazione, Max Factor Junior studia una linea di prodotti per l’esercito, trasformando i fondotinta in pasta per mimetizzarsi destinata al contingente americano.
Revlon realizza cofanetti per il primo soccorso.
Helena Rubinstein riceve l’incoraggiamento del presidente Roosvelt: farsi belle fa parte dello sforzo bellico.
Per l’intera durata del conflitto, le dive portano i capelli piuttosto lunghi, un modo di esprimere la propria femminilità in un momento in cui non c’erano molti altri mezzi.
Le acconciature bombate ed a ciocche arrotolate di Bette Davis, lo chignon ricciuto di Betty Grable, le onde ramate di Rita Hayworth e, in Francia, i lunghi capelli biondi di Madeleine Sologne nel film Eternal Retour vengono subito riprese dall’epoca, ma è lo stile alla Veronica Lake che fa furore.
“Una ragazza che porta i capelli sugli occhi è una stupida. Io lo faccio solo nei film“ è la sua risposta piccata.
Per compensare le frustrazioni, negli anni di guerra è tutto un fiorire di pin-up.
Il “prototipo” appare nel 1943, quando Howard Hughes disegna un reggiseno dalle coppe appuntite per Jane Russell.
Betty Grable, ammirata per le gambe “da un milione di dollari” è la più celebre del gruppo.
Soprannominata “la dea dell’amore del XX secolo”, Rita Hayworth, già famosa durante la guerra, diventa un’autentica leggenda dopo le riprese di Gilda (1946);
Nello stesso anno lancia il primo bikini, inventato da Louis Réard (prende il nome da un atollo dove l’esercito americano sperimenta le bombe atomiche).
Sul finire della guerra nasce negli Stati Uniti un nuovo tipo di vamp: nell’orbita del cinema noir, una seduttrice indomita ed irresistibile apre l’era del glamour, dando vita ad un modello femminile che continuerà a essere ripreso, rimanendo attuale per molto tempo.
Rita Hayworth in Gilda, ma anche Lauren Bacall ne il Porto dell’Angoscia, Gene Tierney in Laura e Lana Turner con Il postino suona sempre due volte sono tutte bellezze fatali che contribuiscono a creare un nuovo tipo di donna, sbarazzina o dall’aria severa.
Le attrici preferiscono staccarsi dai canoni hollywoodiani, trovano spazio nel rinascente cinema europeo degli anni post bellici.
In Italia è il momento delle bellezze “terrene”: donne brune, carnali, “nature”, formose e dalle cosce piene, vestite con abiti semplici attillati e bagnati, come Anna Magnani e Silvana Mangano in Riso Amaro, incarneranno al meglio la grande stagione del neorealismo.
Anna Magnani Silvana Mangano
A Parigi Christian Dior inventa nel 1947 il New Look, segnando il ritorno nostalgico ad una femminilità più sobria.
Per metabolizzare le guerra, si ha voglia di dolcezza.
La moda e la bellezza seguono subito la nuova strada:
Helena Rubinstein lancia un fondotinta sofisticato che contiene fibre di seta;
Isabelle Lancray inaugura un istituto di bellezza con lo slogan: “La bellezza è una gioia che si divide”; Georgel riproduce l’effetto sole sui capelli schiarendo qualche ciocca.
E Marcel Rochas crea per la sua incantevole moglie un profumo che chiama Femme.