Soltanto le checche sanno come si fa a sembrare una donna sexy.
#MarleneDietrich
L’impetuoso vento di libertà che soffiava sugli anni ’20 si arresta di colpo.
All’alba degli anni ’30 l’Europa conosce l’ascesa del fascismo.
L’America, pur attraversata dalla grande crisi del 1929, continua la corsa alla conquista della settima arte, appena rallentata dai drammatici eventi politici ed economici.
Per il pubblico che vive un periodo buio, le dive del cinema offrono la possibilità di evadere in un universo di sogno.
Nel 1931, con l’avvento del sonoro, una voce seduce il mondo: è rauca, sensuale ed appartiene a Greta Garbo.
Con uno stile sobrio e una naturale eleganza, la Garbo, contrariamente alle sue colleghe, ignora rossetti vistosi e unghie laccate, truccandosi da sola con un talento da vera artista.
Basta che si mostri con la tesa di un cappello abbassata su un occhio perché tutte, subito, facciano lo stesso!
Se viene fotografata con un basco, spuntano baschi su milioni di teste. misteriosa e discreta, la “Divina” riuscirà a stregare per sempre l’immaginazione dei suoi contemporanei.
“Tutti quelli che sognano di arrivare ad Hollywood dovrebbero sapere che è un mondo difficile.”
#GRETAGARBO
Un’altra eroina venuta dal Nord, Marlene Dietrich, diviene tra le mani del marito Joseph von Stemberg l’archetipo della donna fatale.
Fronte spaziosa messa in risalto da sopracciglia depilate e ad arco, a incorniciare due occhi immensi dalle ciglia sapientemente incurvate.
Capelli ossigenati, il viso scavato ad arte facendosi estrarre i denti del giudizio per scolpire le guance, diete ad oltranza, pigro languore e voce profonda fanno della seducente cantante de L’Angelo Azzurro un’apparizione mozzafiato avvolta in sontuose pellicce.
Le due star del Nord Europa daranno nuova linfa al mito della femme fatale anni ’20.
Un’altra bellezza dalla forte personalità, Joan Crawford, “la donna più imitata del 1932”, deve a due trovate ingegnose l’aura da sex symbol: un trucco che accentua il labbro superiore e spalline imbottite per camuffare fianchi troppo larghi, una moda che farà furore fino alla fine degli anni ’40.
La cosa più importante per una donna, dopo il suo talento, è il suo parrucchiere. #JoanCrawford
Jean Harlow, “la bionda platinata” lanciata dall’omonimo film di Frank Capra, inaugura una nuova tendenza che avrà fine solo con Marilyn Monroe, trent’anni dopo.
Dal 1930 al 1936 (morirà l’anno successivo di uremia), la bionda più amata di Hollywood, labbra rosso sangue e sopracciglia completamente depilate e ridisegnate, propone un nuovo tipo di seduttrice dalla bellezza sofisticata e provocante.
Actress Jean Harlow putting on her makeup, ca. 1930. (Photo by © Hulton-Deutsch Collection/CORBIS/Corbis via Getty Images)
Per imitare queste irraggiungibili bionde da favola, le donne sono disposte a sacrificare la bellezza dei loro capelli bruciandoli con drastiche decolorazioni e ad accettare il martirio della depilazione totale delle sopracciglia.
“La biancheria intima mi fa sentire scomoda e inoltre le mie parti devono respirare.”
#JEANHARLOW
Fortunatamente le riviste femminili sono prodighe di consigli su come trattare i capelli danneggiati, suggerendo inoltre tamponi di etere per attenuare il dolore della depilazione.
Bisognerà aspettare il 1938 perché Hedy Lamarr lanci la controffensiva: modello perfetto di bruna torrida, capovolgerà la moda, convincendo numerose bionde a scurire i capelli.
In Europa non si parla ancore di star, ma alcune attrici emergenti, come Michèle Morgan e Arletty, diventano veri modelli da copiare per la maggioranza delle donne, ormai profondamente influenzate dal cinema.
La moda segue lo stile delle star: si portano i tailleur di Katharine Hepburn e i pantaloni larghi di Carole Lombard.
Carol Lombard (Original Caption) Katharine Hepburn in the stage version of “The Philadelphia Story.” Photograph, 1930’s.
Tagli decisi e tessuti tinta unita valorizzano le figure longilinee: l’abito è semplice, lussuoso e molto femminile.
Sotto i guanti in capretto coordinati alla scarpa con le stringhe o a quella da passeggio con i tacchi a rocchetto, si scoprono ormai unghie dallo smalto rosso vivo, “rifinite” da un’ombra argentea.
Nel 1932, il parrucchiere parigino Henry Goumy lancia la moda delle “teste piccole” con una pettinatura ondulata, ingentilita dalla brillantina.
Il parrucchiere Guillaume preferisce ispirarsi alla pittura italiana:la sua “pettinatura ad angelo” cinge di riccioli le teste lisce con effetto aureola.
I capelli si sono allungati ed è il gran momento delle ciocche arrotolate: appiattite ai lati della fronte e modellate a cingere la nuca, saranno la pettinatura più popolare per una decina di anni.
Decisamente controverso (e difficile da portare di giorno), il biondo platino lanciato da Jean Harlow scatena l’immaginazione dei produttori di tinture, con L’Oréal in testa.
“gli uomini preferiscono le bionde….e le sposano anche, perché i sentimenti che si ispirano sono profondi e l’ammirazione che suscitano duratura”
decreta la pubblicità creata nel 1932 per la nuance L’Oréal Blanc.
I progressi delle tinture chimiche consentono anche le stravaganze di una sera.
Con una fiala di Coloral “per qualche ora si può ravvivare la propria tonalità” ottenendo riflessi dorati, blu o malva.
Una nebulizzazione di “cristal” regala chiome che brillano d’oro, d’argento o la rendono semplicemente iridescente, per di più fissando l’acconciatura.
Il copricapo raggiunge l’apice dell’eleganza.
Creazioni grafiche, monocrome, dalle linee pulite, ornano le teste con una classe senza pari.
Una versione rivisitata del basco diventa un accessorio femminile, i “cappellini” si fanno sempre più piccoli.
Per la spiaggia, impazzano i cappelli di paglia larghi come ombrellini. (continua…)
testo di Nathalie Chahine, tratto da “La Bellezza” Immagine e stile ed.LOGOS