Negli anni Venti, assomigliare un po’ a un uomo è considerata la massima espressione di libertà.
“Il dado è tratto. Parrucchieri tagliate!”, titola nel 1924 la rivista Coiffure de Paris.
Seguendo l’esempio di Antoine – che aveva lanciato il taglio alla maschietta e scoperto la nuca a Coco Chanel sin dal 1917 – tutte le chiome passano sotto le forbici, comprese quelle delle ragazzine che, per imitare Louise Brooks, adottano il suo carrè dalla frangia molto al di sopra delle linee delle sopracciglia, oggi divenuto un classico.
Sulle riviste specializzate, i disegni delle acconciature mostrano capelli lisci tirati indietro con la brillantina, su una nuca quasi rasata.
L’anno seguente alcune modifiche addolciscono il taglio: Renè Rambaud fa scorrere sulla guancia un tirabaci o lascia spuntare, dai cappelli a cloche, ciocche di riccioli ottenuti con le prime messe in piega.
Lèon Agostini ombreggia la fronte con una larga banda di capelli ondulati da fissare dietro l’orecchio come un arabesco.
Ma la vera novità è la permanente – procedimento di arricciatura a caldo ideato dal parrucchiere londinese Karl Nestlè – che regala onde a qualsiasi tipo di capelli.
La moda delle maschiette, destinata a durare a lungo, trasforma il mestiere del parrucchiere, dandogli uno slancio senza precedenti.
Fra il 1920 ed il 1930, in Francia 25.000 saloni aprono i battenti facendo sviluppare l’industria collegata dei prodotti di trattamento. I fratelli Stroher, detentori dei brevetti per gli apparecchi da permanente e fondatori della Wella, cominciano a produrre cosmetici che prolungano la tenuta dei ricci e curano i capelli.
Dal canto suo, Eugène, marchio concorrente specializzato in liquidi per permanenti, inaugura nelle grandi città i “club Eugène”, vincolati per contratto alla casa madre che, nel 1927, lancia la prima crema ristrutturante per capelli, Biorène, “il balsamo che regala chiome di seta come a sedici anni”.
Si diffondono le colorazioni: L’Oréal lancia la prima tintura per coprire i capelli bianchi, ma è sempre l’abilità del parrucchiere l’assoluta protagonista di nuove delicate alchimie.
“Ormai una donna di classe deve saper padroneggiare cipria e belletti”, sentenzia nel 1921 la rivista Vogue, che dà alcuni consigli per realizzare un trucco perfetto.
Dopo la stesura di una base, una spolverata di cipria scura sulla parte superiore del viso dà risalto allo sguardo, mentre sul resto è meglio una nuvola di cipria chiara;
Il fard va sfumato sulle guance con un pennello di setole di cammello; infine spazzolare ciglia e sopracciglia.
Il primo piegaciglia, il Kurlash, fa furore, malgrado il prezzo elevato e un utilizzo non agevole.
Con l’andare del tempo il cinema influenzerà sempre di più trucco ed acconciature. George Westmore, dapprima parrucchiere degli studios americani e specialista di parrucche, diventa uno dei pionieri del make up cinematografico, imponendo la presenza continua di un truccatore durante le riprese.
I suoi cinque figli proseguiranno il lavoro, curando il make up di numerose dive fino alla seconda guerra mondiale ed esercitando, quindi, un impatto considerevole sui criteri della bellezza hollywoodiana.
Così, verso la metà del decennio, il trucco degli occhi diventa più audace per imitare le eroine del grande schermo.
Per valorizzare le ciglia, si ricorre al mascara in pasta o in crema, che si applica con uno spazzolino e che esce anche in una versione resistente all’acqua.
Si accentua l’angolo dell’occhio con una riga di matita che poi si sfuma con le dita.
Si usa anche l’ombretto, dapprima intonato al colore degli occhi, poi a quello dei vestiti.
La bocca, fino ad allora sottolineata con discrezione, si accende di tinte intense e squillanti.
I progressi dell’industria chimica tedesca e l’invenzione dell’astuccio in metallo creato dall’americano Maurice Levy già sul finire la guerra, rendono il rossetto l’accessorio più popolare: piacciono le nuance brillanti e profumate alla ciliegia.
Nel 1927 Paul Baudecroux inventa il primo rossetto indelebile, il Rouge Baiser che, tuttavia, dovrà aspettare quindici anni prima di sfondare, abbinato alle matite per labbra di Gruau.
Dieci anni dopo, il rossetto Guitare copierà la formula con lo slogan: “I baci che tradiscono non esistono più. Rossetto Guitare è tenacia senza traccia.”
In Francia saranno Coco Chanel e Jean Patou a lanciare nel 1925 la moda della tintarella, seguita al volo da un’elite di privilegiati che trascorrono la villeggiatura tra Deauville e la Costa Azzurra.
Indossando maglie di jersey e pantaloni dalla linea morbida, la signora se ne va a zonzo, portando dentro la borsa il costume a bagno a righe di Mademoiselle Chanel e l’Huile de Chaldée di Patou, primo prodotto solare.
Sul finire del decennio (1928) la tendenza estetica dominante preannuncia un ritorno alla naturalezza.
Non a causa del puritanesimo, ma per il desiderio di apparire libere ed in buona salute, il trucco torna a farsi discreto. In compenso, la sera, tutto è permesso.
testo di Nathalie Chahine, tratto da “La Bellezza” Immagine e stile ed.LOGOS
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